top of page

La Terapia delle Gestalt 

"Il fine della terapia consiste nel far sì che il paziente non dipenda dagli altri e scopra fin dal primissimo momento che può fare molte cose, molte più cose di quelle che crede di poter fare"

F.Perls

In un ottica fenomenologica di campo, l’esperienza umana nasca dall’incontro tra la persona e l’ambiente con il quale entra in contatto, dall’interazione tra persone che in una reciprocità continua si influenzano e modificano vicendevolmente. 

In una prospettiva che vede al centro del processo di trasformazione la relazione, questa interazione reciproca diventa in terapia lo spazio di co-creazione in cui è possibile, dall’incontro tra persona-paziente e persona-terapeuta, costruire nuovi adattamenti creativi e liberare la spontaneità del sé.

CO-CREAZIONE

CORPO 

​

Partendo da un punto di vista di un approccio olistico è imprescindibile il pensiero sull’unitarietà mente, anima e corpo. 

Le emozioni che proviamo, che caratterizzano universalmente l’essere umano, sono esperienze corporee. 

Il nostro corpo parla di noi e racconta i nostri vissuti emotivi con segnali, posture, gesti di cui non sempre si è coscienti.

Imparare ad ascoltare i nostri stati corporei, capire cosa ci raccontano, a quali emozioni sono collegati, può talvolta essere faticoso e richiedere un “allenamento” ma è fondamentale per comprendere gli stessi vissuti emotivi, dare ad essi un nome, diventarne consapevoli.

Attraverso l’acquisizione di tale consapevolezza è possibile arrivare ad un espressione autentica delle proprie emozioni, connettersi con i propri bisogni e agire consapevolmente.

Per questo, nel tempo dell’incontro terapico, l’attenzione è rivolta tanto alle parole usate per incontrasi, quanto al come queste parole sono portate, al corpo che le trasmette e racconta. 

IL QUI ED ORA

Il lavoro terapico si focalizza su quello che è il momento presente, il qui ed ora dell’incontro, poiché per diventare consapevoli delle emozioni, dei propri genti, della propria respirazione, dei pensieri irrigiditi, occorre fare esperimento di sé e imparare a stare nel momento presente, con quello che si è e con quello che c’é. 

Tanto più si sperimenta se stessi nel presente, più si impara a riconoscere bisogni e vissuti emotivi e a identificare i “blocchi” che impesicono la spontaneità.

Acquisire consapevolezza di ciò che si è momento per momento, permette di arrivare in armonia con le richieste dell’ambiente ad una piena, spontanea e fluida espressione del proprio sé. 

La psicoterapia delle Gestalt nasce negli anni ’50 a New York, grazie al pensiero e al lavoro di  Fritz Perls e Laura Perls e di un gruppo di intellettuali statunitensi, tra cui Paul Goodman e Isadore From. 

 

La psicoterapia della gestalt è un metodo post-analitico, che racchiude nel suo scheletro una sintesi creativa delle varie correnti culturali, filosofiche e psicologiche che presero forma nel secondo dopo guerra.

Il pensiero Gestaltico racchiude nel suo cuore l’unione di molteplici influssi teorici  a partire dalla tradizione analitica Freudiana di stampo classico, dalla quale nasce ma si discosta, la teoria del campo di Lewin, il pensiero di Jung e Reich, integrando fenomenologia e esistenzialismo. 

ADATTAMENTO 

CREATIVO 

​

​

Il sintomo della sofferenza psicologica è visto come un ‘‘adattamento creativo”, cioè come la migliore riposta che la persona è riuscita a trovare, sulla base delle risorse a sua disposizione, per far fronte alle situazioni di vita che si è trovata ad affrontare.

In una visone non stigmatizzante, il sintomo è considerato come una risposta adattiva che con il tempo ha persona la sua funzione di aiuto, diventando rigida e fissa. 

Il fine delle terapia non è arrivare alla sola scomparsa del sintomo, ma il raggiungimento della consapevolezza rispetto alle proprie risposte diventate schemi fissi, non più funzionali, e la possibilità di arrivare alla libera espressione delle propria spontaneità. 

bottom of page